Questa sera, 3 febbraio alle 20:30, presso il teatro San Giovanni Evangelista (a Brescia, in contrada San Giovanni 12), il teatro Gavardo andrà in scena con "Caro don Murgioni", rappresentazione teatrale dedicata al sacerdote bresciano prigioniero per anni in Uruguay durante il regime militare negli anni settanta del Novecento. Ingresso libero.
L'evento è organizzato dalla parrocchia dei Santi Faustino e Giovita ed è la replica di una serata da tutto esaurito che si è svolta lo scorso 5 novembre a Gavardo, a trent'anni dalla morte di don Murgioni, di fronte a un pubblico attento e profondamente commosso. Sul palco si alterneranno Andrea Giustacchini e Paola Rizzi i quali accompagneranno il pubblico attraverso la varie tappe di una vicenda umana dolorosa e molto dura che ha portato in molti a riconoscere don Pierluigi Murgioni come un martire del nostro tempo. Saranno presenti il fratello Pino, lo scrittore Anselmo Palini, don Saverio Mori (anche lui incarcerato in Uruguay con don Pierluigi) e don Flavio Saleri, ex missionario fidei donum in Uruguay.
La regia è di John Comuni che è anche autore del testo dell'opera, tratta al libro di Anselmo Palini "Dalla mia cella posso vedere il mare, oltre che da documenti e lettere di Pino Murgioni, fratello di don Pierluigi. Voci e immagini ripercorreranno le tappe della vita di "un sacerdote - precisa l'autore e regista - che ha lasciato un segno indelebile per il coraggio con cui ha testimoniato la sua fede". La memoria di don Murgioni, scomparso a soli 51 anni il 2 novembre 1993, è sempre viva nei molti che lo hanno conosciuto e amato, ma merita di essere diffusa anche fra le nuove generazioni per la sua limpida testimonianza contro la violenza, l'ingiustizia e il mancato rispetto dei diritti umani, pagata con la privazione della libertà per oltre cinque lunghi anni di vita, dal 1972 al 1977. Da qui l'idea della rappresentazione a lui dedicata.
Il sacerdote bresciano partì missionario nel 1968 per la diocesi di Melo, in Uruguay. Nel ‘72 venne arrestato con il confratello don Saverio Mori, di Lumezzane, e sottoposto a sevizie e torture nelle carceri della dittatura, per aver predicato i valori del Vangelo con la parola e l'esempio e aver denunciato pubblicamente le violazioni dei diritti umani in quel paese. Mentre don Saverio venne liberato dopo alcuni giorni, don Pierluigi restò in carcere per oltre cinque anni. Negli anni ’70 in molti paesi latinoamericani, retti da una dittatura militare, predicare il Vangelo significava essere considerato un pericoloso sovversivo. Il vescovo di Brescia, mons. Luigi Morstabilini, papa Paolo VI e il governo italiano tentarono di ottenere la liberazione del sacerdote con diversi interventi. Tutto inutile: per anni nessuna pressione diplomatica riuscì ad attenuare le condizioni di detenzione di don Murgioni, che anzi venne spesso punito per l’intransigenza delle sue convinzioni e la determinazione dimostrata di fronte agli aguzzini. Nei terribili anni di detenzione, tuttavia, don Murgioni non si scoraggiò e divenne addirittura un punto di riferimento per gli altri detenuti che ammirarono la sua coerenza, la sua forza nel resistere ai soprusi, la sua dignità.
«Nella sua serenità - osservò padre Baresi, originario di Gavardo, uno dei pochi che visitò il confratello - sembrava sfidare l’arroganza dei soldati». Don Pierluigi venne liberato nell’autunno del 1977 e subito espulso. Ritornato in Italia, fu prima assegnato alla parrocchia di San Faustino a Brescia, quindi nel 1981 raggiunse Ghedi, come coadiutore del parroco mons. Giacomo Pernigo, dove rimase fino al 1989. In quell’anno il vescovo Bruno Foresti lo nominò parroco di Gaino e Cecina di Toscolano. Nel 1993, colpito da una grave malattia, don Murgioni raggiunse la casa del Padre il 2 novembre 1993, a soli 51 anni di età. È sepolto con mons. Giacomo Pernigo nel piccolo cimitero di Gaino. A distanza di 30 anni sono ancora moltissime le testimonianze che mantengono vivo il suo ricordo ed è di particolare conforto sapere che a Ghedi per ricordare il suo operato fu costituita negli anni Duemila l’Opera don Murgioni, poi divenuta Cooperativa e ora confluita nella Casa della Misericordia, che riunisce una serie di realtà operanti nel campo del volontariato.